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Sapevi che noleggiare l’auto all’aeroporto riduce lo stress del 35%?

La ricerca proviene dall’università dell’Ohio (Florida) che, comparando i risultati di particolari questionari riempiti dai clienti di alcune strutture alberghiere, ha sancito che “portare la propria auto in vacanza” sovraccarica eccessivamente il proprio sistema nervoso.

Coppie in vacanza, uomini d’affari in trasferta e famiglie con bambini sono state le tipologie di persone che hanno partecipato al test: gli audaci concorrenti di questo simpatico questionario “anti-stress” hanno risposto a 50 quesiti che mettevano alla prova il proprio sistema nervoso. Su 1000 test effettuati nei vari hotel delle principali capitali europee, è risultato che coloro i quali avevano preso a noleggio una macchina all’aeroporto presentavano un livello di tolleranza decisamente superiore rispetto a chi aveva scelto taxi e mezzi pubblici come mezzo di trasporto.

Quando si va in vacanza

Che tu debba fare una trasferta per lavoro o voglia prenderti una settimana di ferie con la tua famiglia, spesso ci si pone la solita domanda: “Andiamo in auto o ne prendiamo una a noleggio?”
Questa banale scelta, inevitabilmente porta con se una serie “reazioni a catena” che possono davvero influire sulla qualità del viaggio: lunghi e snervanti tragitti in autostrada ed infinite e deliranti code ai caselli renderebbero di pessimo umore chiunque!

Decidere di spostarsi in treno, pensando magari di viaggiare in notturna così da ritrovarsi a destinazione ben riposato, o prenotare un volo last minute, per chi sceglie il comfort al denaro, spesso risulta essere la soluzione vincente.

Spostarsi in città…

Siamo giunti alla stazione o il nostro volo è appena atterrato. La prima cosa che ci viene in mente è chiamare un taxi per recarci in hotel e poter, finalmente, disfare le proprie valigie.
Se inizialmente può apparire comodo avere un autista che ci porta diritti a destinazione mentre noi magari chiacchieriamo tranquillamente sul sedile posteriore dell’auto, con il passare dei giorni inizia a diventare un problema.

Tengo a sottolineare che non è raro incontrare accidentalmente un taxista “poco onesto”, soprattutto nelle città dell’est, che abitualmente tende a “personalizzare” il piano tariffario del proprio taxi!

Se magari ci troviamo in vacanza, scegliere di utilizzare i mezzi pubblici, magari dopo aver fatto un abbonamento alla metro, non è certamente un problema. Ma il discorso cambia quando abbiamo la necessità di dover continuamente spostarci, soprattutto per brevi tragitti. In questi casi, infatti, pagare ogni volta un taxi o prendere troppo spesso la metro diventa una situazione davvero insostenibile.

Noleggiare l’auto all’aeroporto direttamente da casa

Ormai sono parecchie le strutture alberghiere che, in accordo con le diverse compagnie che offrono il noleggio di auto all’aeroporto, creano dei pacchetti all-inclusive così da permettere ai propri clienti di poter godere di tutti i servizi, non pensare al mezzo di trasporto e soprattutto non rischiare di iniziare le proprie vacanze (o il meeting di lavoro) già con un diavolo per capello. Molte aziende per il noleggio auto, infatti, effettuano la consegna direttamente all’uscita dell’hotel ;-)

 

Il cambio dell’auto: a cosa serve e come si usa

La macchina è composta da tante parti in stretto collegamento tra loro che, funzionando in sincrono, permettono al veicolo di muoversi. Naturalmente anche il conducente collabora in questa operazione, non solo mettendo in moto l’automobile, ma anche scegliendo la direzione e la velocità agendo sul volante e sul cambio. ma sappiamo davvero come queste componenti funzionano? Ad esempio il cambio delle marce, sappiamo come influisce sul movimento del veicolo? Scopriamo insieme cos’è ed a cosa serve il cambio dell’auto.

Il cambio dell’auto consente al veicolo di muoversi

cambio dell’autoIl cambio o cambio di velocità è un componente meccanico che ha la funzione di modificare la caratteristica della coppia in uscita da un motore, così come farebbe un riduttore di velocità. La leva del cambio, poi, permette di selezionare di volta in volta un rapporto di trasmissione differente, a seconda della gamma di cui il cambio è dotato. Generalmente con il termine cambio ci si riferisce alla tipologia che più spesso si trova sugli automezzi, cioè quella a scatola di ingranaggi, grazie alla quale è possibile cambiare la marcia alo veicolo. La presenza del cambio sugli autoveicoli e sui rotabili ferroviari a motore termico ha lo scopo di permettere la variazione entro ampi limiti della velocità del mezzo pur mantenendo il motore a combustione interna entro un regime di funzionamento ottimale per rendimento, coppia motrice o potenza. Ricordiamo che i cambi di velocità possono essere impiegati anche nelle macchine industriali come per esempio i torni per metalli. Mentre, il cambio è assente nelle macchine e nei veicoli che impiegano una trasmissione di tipo elettrico o idraulico, questo perché sono caratterizzati da alta coppia anche a motore fermo o a bassissimi regimi di rotazione rendendo la funzione del cambio completamente inutile.

Nei mezzi di trasporto su strada, il cambio è fondamentale anche perché permette di variare il rapporto tra il regime motore e la velocità del veicolo, al fine di ottenere una coppia motrice appropriata alle ruote. Il motore infatti presenta regimi di rotazione ottimali diversi a seconda che occorra privilegiare il rendimento chilometrico, la coppia e potenza o regime di sottocoppia. Nelle automobili standard a 5 marce, nelle marce basse il cambio agisce come riduttore di velocità, mentre nelle marce alte, cioè la quinta e la sesta, i rapporti di trasmissione sono unitari o sopra l’unità. Di solito l’ultima marcia, generalmente la quinta ma in alcune auto molto potenti si arriva anche alla sesta, è del tipo a “riposo”, studiata per l’uso ottimale in autostrada. Esistono diverse tipologie di cambio:

Manuale (cambio ad H)

Il cambio manuale è presente nelle primissime moto e praticamente in tutte le moderne automobili. Questo cambio varia il rapporto di trasmissione tramite una leva che viene mossa, andando a formare la tipica forma ad “H”, di qui il nome. Le coppie d’ingranaggi sono disposte su due alberi e sono sempre tutti accoppiati e in rotazione, ma gli ingranaggi sull’albero condotto sono liberi di girare e non ingaggiano l’albero condotto stesso, che ci scivola dentro. Tra l’albero condotto e gli ingranaggi ci sono dei selettori, cioè delle corone internamente dentate, calettati su di esso e ad esso solidali. Con l’azionamento della leva si sposta il selettore grazie al lavoro delle forchette selezionatrici, così da collegare la ruota dentata calettata sull’albero motore ai corrispondenti denti praticati su una corona solidale all’ingranaggio della marcia scelta. Il cambio può avere un’azione di cambiata differente a seconda che sia del tipo “sincronizzato” o “non sincronizzato”. Per essere chiamato tale, un cambio deve possedere almeno due rapporti mentre non esiste un limite superiore a questo numero purchè sia ragionevolmente di costo contenuto, di poco ingombro e di ampia utilità. Infatti, un cambio munito di un numero maggiore di rapporti è generalmente più pesante, ingombrante e costoso di un cambio che ne possiede meno, tuttavia a seconda delle caratteristiche del motore e dell’inerzia del carico a valle del cambio stesso è in molti casi possibile ottenere maggiori efficienze globali con il frazionamento dell’accelerazione su un numero maggiore di rapporti. Nel 1955 venne realizzato il motore Minarelli “Pettirosso” da 50 cm³ e poiché era montato su di un veicolo relativamente economico, era dotato di un cambio a due sole velocità comandato dalla manopola, mentre la maggior parte delle automobili già nella prima metà del Novecento era dotata di cambio a tre o quattro rapporti, sia per via del costo più elevato di acquisto che lo permetteva, sia per la maggiore utilità di questo a fronte della grossa inerzia di cui le pesanti autovetture erano dotate. Con il miglioramento dei processi produttivi e quindi l’abbattimento dei costi di produzione, i cambi a maggior numero di rapporti sono diventati i più comuni. Tradizionalmente i cambi meccanici moderni sono dotati di cinque o più rapporti. La quinta e la sesta marcia furono introdotte con l’aumentare delle velocità raggiungibili dai veicoli, per risparmiare combustibile.

Le macchine agricole ed i mezzi pesanti tendono ad avere, invece, cambi dotati di molti rapporti, per via dei grossi carichi che devono poter affrontare. Tali cambi hanno la possibilità di selezionare due ingranaggi di una serie, in modo da avere quindi due cambi di velocità in serie. Il comando in quel caso avviene per mezzo di leve distinte, comandi secondari sulla leva o elettronicamente. La retromarcia è realizzata con l’ausilio di un terzo albero con un ingranaggio che trasmette il moto tra l’albero primario e secondario invertendone il senso di rotazione. Un cambio può anche essere dotato di un numero multiplo di retromarce, uguale o diverso da quello delle marce normali. Può essere presente, a monte o a valle del cambio, un sistema con la sola funzione di invertire il senso di rotazione dell’albero condotto in tutte le marce permettendo al cambio principale di essere sprovvisto di retromarcia.

cambio dell’autoAutomatico

Nell’epoca moderna si è passati ad un meccanismo automatico del cambio delle marce, sistema in grado di selezionare automaticamente il rapporto senza l’intervento del conducente, semplificando notevolmente la guida. Il sistema più usato è di tipo idraulico, basato sulle variazioni di pressione, che però presenta problemi di costo, affidabilità e consumo di combustibile. Il cambio automatico infatti è particolarmente diffuso in paesi dove il costo della benzina è particolarmente basso, come gli Stati Uniti, dove cinque auto su sei hanno installato questo dispositivo. Con il progresso tecnologico e soprattutto l’introduzione dell’elettronica nel settore automobilistico, sono stati realizzati diversi tipi di cambi automatici a controllo computerizzato:

  • Cambio robotizzato in modalità automatica, che basandosi su cambi meccanici tradizionali eliminano gli inconvenienti tipici del cambio automatico idraulico. Questo sistema ha avuto una discreta diffusione in Europa, dove il costo del combustibile è quasi il doppio che in America.
  • Cambio continuo, in cui non esistono valori fissi, ma il rapporto varia con continuità entro due limiti estremi, questo cambio è detto anche CVT ma è poco usato in campo automobilistico, solo da pochi anni a questa parte viene utilizzato in questo campo.

Il cambio automatico è poco diffuso in Europa, dove è per molti non è altro che un costoso optional impiegato sulle auto di fascia alta o nei veicoli per disabili. Negli ultimi anni la situazione pare stia decisamente cambiando. In effetti si realizzano cambi automatici sempre più prestanti con un consumo minore di carburante a prezzi sempre più ridotti. La tradizione di guida europea predilige, però, di gran lunga il classico cambio manuale rispetto a quello automatico, che sebbene semplifichi la guida, lascia al guidatore minore controllo sullo stile di guida. Negli Stati Uniti invece la situazione è esattamente opposta. Una diversa tradizione di guida, i costi accessibili del carburante, gli enormi ingorghi nelle grandi città hanno sancito il successo del cambio automatico adottato nella maggior parte dei veicoli. Il cambio manuale è invece considerato tutt’al più un “costoso” optional impiegato solo sulle auto sportive o che comunque non vengano usate come semplice mezzo di trasporto. Quando utilizzare l’auto è l’unico modo che si ha per spostarsi da un posto all’altro, quando si ha necessità di recarsi a lavoro tutti i giorni, diventa fondamentale risparmiare sui consumi della propria automobile. Ecco perché, probabilmente, solo quando il prezzo del carburante raggiungerà costi ragionevoli anche da noi in Europa, solo allora forse i veicoli con cambio automatico potranno superare in numero quelli con cambio classico. Di sicuro un incentivo in questo senso arriva dalla aziende automobilistiche, sempre alla ricerca si sistemi innovativi in grado di fornire ottime prestazioni, confort e risparmio. 

Come scegliere l’auto per il proprio matrimonio

State accingendovi a compiere il passo più importante della vostra vita, e tra i tanti preparativi siete al punto di trovare l’auto migliore per accompagnarvi in chiesa? Nessun problema, ecco per voi alcune utili dritte. Secondo la tradizione la sposa arriva in chiesa a bordo di un’automobile di lusso, che sempre più spesso ormai è sostituita da una d’epoca o da una carrozza. La cosa importante è che il veicolo rispecchi i gusti degli sposi ed il tema del matrimonio. Non sarebbe il caso di arrivare con una jaguar se si è scelto un matrimonio anni ’60. Ma sono talmente tante le tipologie di auto ed i modelli che tutti potranno trovare quella di proprio gusto. Vediamo insieme come scegliere l’auto per il proprio matrimonio.

L’auto per il proprio matrimonio, non un mezzo qualsiasi

L’auto per la cerimonia di nozze va scelta con estrema cura e dovizia di particolari se si vuole davvero fare bella figura. Ecco perché, al momento della prenotazione, è importante esaminare scrupolosamente le condizioni della carrozzeria e gli interni, assicurandosi che sia confortevole e comoda d’accesso, considerando l’ingombro dell’abito da sposa. Ricordate che l’auto nuziale dovrebbe disporre di alcuni optional indispensabili, soprattutto nel caso di un matrimonio estivo: aria condizionata o climatizzatore, bar e tettuccio apribile. Non va trascurato il fatto che spesso alcuni invitati non posseggano l’automobile necessaria, o comunque adatta ai vari spostamenti previsti per l’intera cerimonia e per questo sarebbe il caso di noleggiare un pullman o un pulmino con autista per facilitare l’arrivo degli ospiti. Tornando alla questione auto, questa andrebbe prenotata non meno di 3/4 mesi prima della data fissata per il matrimonio e, per evitare possibili equivoci, una volta ultimata la scelta, pretendete un regolare contratto di noleggio in cui siano ben specificati alcune voci essenziali:

  • Modello
  • Colore
  • Marca
  • Targa dell’autovettura
  • Eventuali optional
  • Giorno esatto della cerimonia
  • Eventuale acconto e saldo

 Prima di buttarsi a capofitto nella scelta del veicolo migliore per il proprio matrimonio, cercate di fare una scelta ponderata basandovi su 3 elementi fondamentali:

  • Stile del Matrimonio: è importante che l’auto si adatti al contesto. Un matrimonio classico e formale prevede, ad esempio, un’auto d’epoca. Se avete optato per delle nozze più informali allora potreste arrivare in chiesa anche con un maggiolino cabrio o sul sedile di una fiammante Ferrari 360.
  • Abito Sposa: in caso di uno strascico lungo sicuramente non potrete arrivare in chiesa su una Topolino o su una Lamborghini Gallardo, altrimenti rischiereste di avere un abito molto stropicciato. Scegliete dunque un’auto confortevole e in linea con il vostro vestito.
  • Luoghi delle Nozze: valutate molto bene le strade che portano al luogo della cerimonia e a quello del rinfresco e scegliete l’auto più adatta. Una limousine lunga 12 metri, ad esempio, potrebbe non riuscire ad arrivare davanti alla chiesa di un piccolo paesino in montagna.

Anche nel caso dell’auto degli sposi è possibile fare richiesta di un autista, qualora non vi sia un fratello o qualche altro parente o amico intimo della coppia che voglia svolgere questo ruolo. Tra i vari modelli più gettonati per i matrimoni vi sono queste tre auto storiche:

Limousine Lincoln Town Car

auto per il proprio matrimonioLa Town Car è stata un’autovettura full-size di lusso prodotta dalla Lincoln dal 1981 al 2011. È stata spesso utilizzata nella sua versione allungata come limousine. Il nome “Town Car” per una vettura Lincoln è stato introdotto nel 1959 per un allestimento della Lincoln Continental. Nel 1981 la Town Car è diventata un modello a sé stante, surclassando la Continental nel ruolo di ammiraglia della gamma Lincoln. Il termine Town Car è la traduzione in lingua inglese della parola francese “Sedan de Ville”, che è stata utilizzata dalla Cadillac per un proprio modello omonimo. “Town Car” è inoltre traducibile in italiano con il termine coupé de ville, che è un particolare tipo di carrozzeria di grande prestigio in voga fino alla prima metà degli anni trenta. La Town Car era dotata di un motore V8 montato anteriormente, di un telaio separato e di dimensioni ragguardevoli. La trazione era posteriore ed il pianale utilizzato era il Panther della Ford. Per la comunanza della piattaforma, la Town Car condivideva il gruppo motopropulsore e le sospensioni con la Mercury Grand Marquis e con la Ford LTD Crown Victoria. Dal 1997 al 2001 la Town Car fu la più lunga vettura costruita nell’emisfero occidentale. Durante il periodo in cui fu prodotta, della Town Car vennero commercializzate tre generazioni (1981, 1990 e 1998). Compresi in esse, vennero applicati alcuni facelift. Dopo l’uscita di scena del modello nel 2011, non venne lanciata sul mercato nessuna vera vettura sostituta. Per la fascia di appartenenza, in un certo senso, i modelli che hanno raccolto l’eredità della Town Car sono state la Lincoln MKT e la Lincoln MKS. La prima ha infatti sostituito la versione limousine, mentre la seconda quella berlina.

Rolls-Royce Silver Cloudauto per il proprio matrimonioLa Silver Cloud è stata un’autovettura prodotta dalla casa britannica Rolls-Royce in 3 serie, dall’aprile del 1955 al marzo del 1966. Ha preso il posto della Silver Dawn ed è stata sostituita dalla Silver Shadow. Anche per la Silver Cloud ci fu la condivisione di molte parti meccaniche dei modelli Rolls Royce con la consociata Bentley. Più precisamente, la vettura era molto simile alla Bentley S1, tranne che per la forma del radiatore. Il design era molto diverso dai modelli pre-bellici ed era profondamente ispirato alla Silver Dawn, perlomeno per la prima serie.

Cadillac Eldorado

auto per il proprio matrimonioLa Cadillac Eldorado è stata una vettura, caratterizzata dalla scocca a due porte, che ha fatto parte della gamma delle auto contraddistinte dal marchio Cadillac, prodotta a partire dall’anno 1953, e sino all’anno 2003. L’origine del nome è controversa, poiché secondo alcuni esperti del settore deriva da un suggerimento che una segretaria, interpellata sull’argomento, avrebbe dato ad un dirigente della Casa. Il modello infatti si poneva come il più lussuoso prodotto dalla casa automobilistica sino a quel momento, e all’epoca venne suggerito di denominarla con il nome della mitica città dell’oro, Eldorado, e solo questo nome poteva rendere giustizia alle peculiarità che contraddistinguevano il modello, e identificarne appieno le particolari caratteristiche. Invece, sulla rivista Palm Spring Life, è stato scritto che il nome deriva dall’appellativo con il quale veniva identificato il “resort” preferito dai vertici della General Motors, e cioè l’”Eldorado Country Club”, ubicato nella Coachella Valley, in California. Degno di nota il fatto che, per tutto il corso della sua produzione, la Eldorado rimase la più lussuosa vettura facente parte della gamma prodotta dalla casa automobilistica americana.

Una volta scelta l’auto è bene ricordare alcune regole fondamentali:

  • all’uscita di casa la sposa sedere nel sedile posteriore alla destra del padre o di chi farà le sue veci;
  • al momento dell’arrivo in chiesa, per scendere, il papà della sposa le aprirà la porta e la aiuterà a scendere con garbo dall’auto
  • quando la coppia uscirà dalla chiesa o dal municipio comunale, aprendo il corteo di auto, saranno seduti entrambi dietro, lei a destra e lui a sinistra
  • è importante che lo sposo apra la porta alla propria sposa per farla salire
  • la sposa dovrebbe sedersi con entrambe le gambe fuori, ritirandole poi in modo congiunto, e recuperando solo successivamente strascichi e volants.

Ricordate, poi, che non è per forza l’auto il mezzo con cui potete arrivare in chiesa. Esisto tante diverse alternative che, magari, si adattano di più al vostro stile ed al vostro gusto:

  • Pulmino Vintage: se avete deciso che il vostro matrimonio abbia uno stile Vintage, non potrete che scegliere un’auto da cerimonia anni 50/60 dal gusto retrò e ideale per un matrimonio in campagna o in una antica masseria.
  • Arrivo in barca: se la vostra location è si affaccia sul mare e desiderate sorprendere i vostri inviati potete optare per un arrivo inusuale al ristorante utilizzando  una barca a vela o un motoscafo.
  • Arrivo in carrozza: se avete scelto un antico castello per il matrimonio, la scelta del mezzo più in tema per arrivare al ristorante potrà essere una carrozza con cavalli.
  • Moto o una vespa: per i centauri amanti delle due ruote. Scelta da non fare se il vestito della sposa è ingombrante o dotato di velo.
  • Mongolfiera: ideale anche per fare delle foto davvero suggestive.

Arrivano le auto con guida autonoma

Viste in molti film di fantascienza, si era erroneamente previsto che alle soglie del 2020 potessimo godere di quattro ruote in grado di muoversi in autonomia se non addirittura di volare. Siamo bel lungi da quanto registi fantasiosi hanno ipotizzato, ma forse, il sogno di poter avere un’auto con guida autonoma non è poi così irrealizzabile. Di certo non ci saranno paesaggi ultraterreni come quelli dei film di Spielberg, ma sarà possibile vedere muoversi in città mezzi, non solo auto, in grado di seguire un percorso senza l’intervento costante di un autista.

Le auto con guida autonoma sono il sogno che presto diventerà realtà

auto con guida autonomaPoter attivare direttamente sul proprio telefonino un’App in grado di richiedere un passaggio da casa fino in ufficio, senza dover avere a che fare con tassisti, potendo procedere su corsie dedicate, con l’indicazione in tempo reale sul vostro telefono di quanti minuti vi rimangono prima di arrivare a destinazione, sarebbe davvero favoloso e, da oggi, non è così lontano dal realizzarsi. Secondo un articolo diffuso da KPMG, uno dei leader mondiali nel settore dei servizi professionali alle imprese, è stato messo in atto un progetto, elaborato proprio dalla KPMG, che riguarda proprio le auto che si guidano da sole.  Questo studio elaborato in collaborazione con il Center for Automotive Research si basa su interviste a più di 25 leader di pensiero, dirigenti dell’automotive e dipendenti governativi. Tra i vari leader a fare capolino, per ora, c’è Google, un’azienda che ha poco a che fare con le quattro ruote, ma che, pare, si stia avvicinando a questo settore con grande e puntuale interesse.

Già da tempo a Mountain View  si sta lavorando all’ambizioso progetto dell’automobile che si guida da sola, e non molto tempo fa è stato presentato il primo vero prototipo, senza volante, ne pedali ne leva del cambio. Si sale a bordo e l’auto fa tutto da sola, basterà solo impostare la destinazione e godersi il paesaggio fino a destinazione. L’incredibile Google car nasce con l’intenzione di iniziare a fabbricarne le prime 100 unità per i test su strada, per poi poter proporre una alternativa alla mobilità urbana. Come funzionerà? Tipo taxi automatico: si effettuerà la prenotazione tramite un’apposita App dallo smartphone ed il gioco è fatto: il veicolo verrà a prendervi esattamente dove da voi richiesto per portarvi a destinazione. A bordo ci sarà solo un navigatore e un pulsante di accensione. La velocità massima non potrà superare i 40 km/h. ma la sicurezza è assicurata da un potente radar montato sul tetto che individua le altre auto e scannerizza l’ambiente circostante fino a 200 metri di distanza.

Accanto a Google, anche i produttori di auto, in particolar modo Ford, Audi, Mercedes e Toyota, si sono ingegnati nello sviluppo e nell’applicazione di tecnologie in grado di rendere più autonome le proprie vetture, puntando sull’incredibile potenziale di questi veicoli per quanto riguarda la riduzione del tasso di incidenti e nello snellimento del traffico. Le soluzioni sensor-based, infatti, intervengono laddove l’errore umano è più probabile e lo prevengono basandosi sui dati ricavati dall’esterno tramite videocamere, radar e altri strumenti del genere. Questi sistemi, integrandosi con quelli connectivity-based migliorerebbero notevolmente la sicurezza e la mobilità stradale nelle nostre città intasate di auto, dove i tassi di incidente aumentano di anno in anno. Perché, allora, non ci siamo mobilitati prima? Come mai siamo ancora molto lontani dalla creazione e diffusione su larga scale di auto con guida automa? Secondo KPMG i punti problematici sono diversi:

a)       Guadagnare la fiducia dei consumatori. Come ogni tecnologia rivoluzionaria, anche questa, forse molto più di altre, per quanto efficiente ed economa, ha bisogno di tempo per essere digerita visto lo scetticismo contro cui spesso le innovazioni si scontrano.  Senza contare che con la sicurezza non si scherza: queste tecnologie dovranno assicurare un margine di errore pari a 0 per poter essere accettate ed acquistate.

b)      Affrontare con i veri amanti dell’automobile. Per chi adora  guidare cambiare le proprie abitudini e perdere il totale controllo dei veicolo ed il gusto della guida potrebbe non essere accettato con eccessivo entusiasmo.

c)       La produzione di massa. Trasformare completamente al propria produzione può non essere, per le case automobilistiche di tutto il mondo, un passo facile da  compiere. Dovrebbero completamente rivoluzionare il loro modo di proporsi sul mercato e trovare nuove strategie per affermare la propria competitività. Cosa non facile, almeno non prima di aver definito degli standard, creato automatismi nella produzione e nelle vendite, abbattuto i costi per proporre un vero prodotto di massa.

d)      I problemi legali. In caso di sinistro, non essendoci un conducente, e dunque una persona fisica responsabile del comportamento del veicolo, cosa succede? Di chi è la responsabilità? Il tema sta a cuore alle compagnie assicurative che dovrebbero completamente ridisegnare i propri contratti e riadattarli alla nuova condizione.

Secondo il KPMG, i primi veicoli con tecnologie V2V/V2I potrebbero essere lanciati a partire dal 2018, mentre il loro ingresso sul mercato, tale da vedere le prime applicazioni di guida autonoma, non si verificherà prima di dieci anni. Molto ottimisti, penserebbero alcuni. Seppur non si sia ancora arrivati ai livelli sopra citati, Uber sbarca nel mercato dell’auto senza pilota. L’app per il trasporto privato introdurrà in un prossimo futuro una flotta di vetture composta da Volvo Xc90 dotate di sensori che usano telecamere, laser, radar e ricevitori Gps a guida autonoma. L’accordo tra la società americana e la casa automobilistica svedese era stato siglato a inizio 2016: 300 milioni di investimento per sviluppare veicoli a guida autonoma pronta per essere messa su strada entro il 2021. Alla fine dello scorso agosto è stato dato il via alla prima sperimentazione che ha riguardato solo la città statunitense di Pittsburgh. Il servizio non sarà completamente automatizzato, non temete. I veicoli saranno supervisionati dall’uomo pronto a prendere i comandi se qualcosa non dovesse funzionare. Quello dell’auto senza pilota è un business in cui si sono lanciati in molti, da Google a Ford, ma nessuna società aveva ancora introdotto un servizio di car-sharing a guida autonoma sul mercato. L’accordo tra Volvo e Uber non è esclusivo. Quest’ultima, infatti, a luglio ne ha siglato uno anche con Otto, una startup che produce camion autonomi, già testati nelle autostrade attorno a San Francisco.

Ora arriva anche l’ennesima conferma da parte dell’Alleanza Renault-Nissan che annuncia il lancio di oltre 10 veicoli a guida autonoma e connessi entro i prossimi 4 anni. Secondo i piani delle compagni automobilistiche:

  • nel 2016 arriveranno i primi veicoli equipaggiati con il sistema di delega parziale di guida “mantenimento nella corsia”. Con questa funzionalità, l’auto controlla automaticamente in totale sicurezza la sua posizione in una corsia, nel traffico autostradale.
  • Nel 2018 i veicoli Renault-Nissan saranno equipaggiati con il sistema di delega parziale di guida per “cambio di corsia”, che assicura la gestione automatica degli eventuali pericoli e consente il cambio di corsia in autostrada.
  • nel 2020 sarà lanciata la “modalità di gestione autonoma degli incroci”, che consentirà al veicolo di gestire i flussi di traffico in città senza l’intervento del conducente.

Inoltre, il Gruppo automobilistico lancerà proprio quest’anno una nuova applicazione per telefonia mobile, che consentirà di interagire a distanza con il veicolo, seguita l’anno prossimo dal primo “Sistema Multimediale dell’Alleanza”, con nuove funzionalità multimediali e di navigazione, che ottimizzerà l’integrazione con gli smartphone e consentirà l’aggiornamento dei dati cartografici in tempo reale.

Anche la Ford non si tiene fuori dai giochi. La presentazione è stata fatta a Palo Alto, nel cuore della Silicon Valley, da dove Mark Fields, Ceo Ford, ha scelto il monumentale centro di ricerca e sviluppo del marchio per annunciare il futuro dell’Ovale Blu: “Il prossimo decennio sarà segnato dall’automazione dalla progressiva automazione delle automobili e vedremo veicoli a guida autonoma impattare significativamente sulla società. Ci stiamo impegnando per mettere su strada un veicolo che possa migliorare la sicurezza e risolvere sfide sociali e ambientali per milioni di persone, non solo per coloro che possono permettersi veicoli di lusso”. Ecco quindi, che nel 2021 verrà lanciata sul mercato un modello a guida autonoma, senza volante né sterzo, e sarà un’auto di massa. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo, il marchio ha triplicato la flotta di vetture test raggiungendo quota trenta, per triplicarla nuovamente nel 2017. Contestualmente verranno fatti grandi investimenti per sviluppare algoritmi, mappe 3D, sistemi di telerilevamento laser, radar, sensori, videocamere etc. La Ford, per portare avanti questo progetto, ha stretto quattro partnership chiave: la prima con Velodyne, società della Silicon Valley al top nello sviluppo di sensori LiDAR, la seconda con la Saips, azienda israeliana esperta nell’intelligenza artificiale, la terza con Nirenberg Neuroscience, compagnia che si occupa di neurochirugia e infine con Civil Maps, società californiana specializzata nel mapping in 3D. Infine Ford amplierà il campus di Palo Alto affiancando ai 130 ricercatori attuali altre decine di tecnici e scienziati che svilupperanno l’ultima evoluzione della visione di Henry Ford. Forse davvero il sogno delle auto con guida autonoma non è poi così lontano!

Storia di un marchio: Honda

Conoscere la storia di un marchio automobilistico ci consente di scoprire come, nel corso degli anni, e a volte dei secoli, si sia evoluto, adattato alle nuove esigenze dei clienti, migliorato grazie alle nuove tecnologie per mantenersi al passo con i tempi e sempre sulla cresta dell’onda. Come la Fiat, l’Alfa Romeo, la Jaguar, anche la Honda, nota casa di automobili giapponese, è riuscita a cresce arrivando ad essere, a distanza di decine di anni dalla sua nascita, uno dei marchi più famosi del mondo. Scopriamo insieme la sua storia.

Honda, la casa automobilistica giapponese che ancora fa parlare di sé

HondaLa Honda, o meglio la Honda Motor Co., Ltd. è una azienda giapponese multinazionale che sin dalla nascita si è dedicata alla produzione automobili e motocicli, ma che di recente ha esteso i suoi interessi anche alla ricerca nel campo della robotica. La storia di questo marchio inizia nel 1937, quando il fondatore dell’azienda, Sōichirō Honda, iniziò una attività di costruttore di pistoni. Il suo grande impegno ed il suo ottimo lavoro lo portarono a diventare uno dei fornitori della Toyota, in molti ricordano le numerose operazioni innovative messe in atto da Soichiro Honda, come il montaggio di un motore di tipo aeronautico a 8 cilindri di 8 litri di cilindrata su un’automobile da gara. Alcuni anni dopo la nascita, l’azienda giapponese ebbe l’intuizione geniale che cambiò le sorti della sua industria. In Giappone c’era la necessità di una nuova motorizzazione, che però tenesse conto  delle pessime condizioni economiche della popolazione e della scarsità di benzina dopo la seconda guerra mondiale. Ecco che nacque l’idea di montare un semplice motore di piccola cilindrata su un telaio di bicicletta, creando un mezzo di trasporto semplice ed economico. La società incominciò a variare la produzione, aumentando il numero di modelli di ciclomotori e motociclette, puntando anche ad altri mercati. Grazie anche alla poca concorrenza da parte delle altre aziende motociclistiche, la Honda riuscì molto presto a fare breccia nel cuore degli appassionati motociclistici di tutto il mondo, diventando così, già negli anni settanta il maggior costruttore al mondo di veicoli a due ruote. Ancora oggi, a distanza di anni, mantiene quel primato.

Nel corso degli anni, la Honda puntò sul diversificare la propria produzione, scegliendo il campo automobilistico. Inizialmente si dedicò solo al mercato interno giapponese, ma poi, anche grazie alla partecipazione alle competizioni automobilistiche come la Formula 1, estese i suoi orizzonti anche sui mercati mondiali. Trascorsero, però, diversi anni, prima che il mercato statunitense si interessasse ai suoi prodotti. Anche sul fronte europeo, le vendite non erano così interessanti, anche a causa del fatto che erano state introdotte misure restrittive sulle importazioni di autoveicoli da parte di alcune nazioni al fine di proteggere la produzione locale. I primi successi della Honda si ebbero con l’uscita sul mercato statunitense della Honda Civic inizia così una lenta espansione oltre-oceano che vide la nascita nel 1976 della Honda Accord, accolta molto positivamente sul mercato. Fu proprio la Honda Accord ad essere nominata la berlina più venduta sul suolo Americano negli anni novanta. Proprio in seguito al grande successo riscontrato, arriva la messa in funzione, in Ohio, del primo impianto produttivo di una casa giapponese nel territorio degli Stati Uniti. Dopo questa prima fabbrica del 1982, la Honda aprì diverse nuove linee produttive ed aprendo il suo nuovo quartier generale in California. Ma la Honda continuò la sua espansione, creando, nel 1986, un marchio specifico per distinguere una produzione di autovetture di classe alta. Nacque così la Acura con la sua produzione di berline e coupé di classe superiore. Alcuni anni dopo la Honda creò la “CRX”; quest’auto montava un motore VTEC da 1,6 litri aspirato che esprimeva 118 kw a circa 7.600 giri al minuto, cioè 100 hp per litro, ed era capace di raggiungere quasi 9000 giri al minuto senza essere vuoto ai bassi regimi. Questo propulsore segnò un’importante passo per la casa nipponica e venne montato anche sulla Honda Civic.

Nel 1998 arriva la Honda S2000, una spider 2.0 litri aspirata con motore VTEC, grazie al quale questa auto aveva una risposta pronta anche a bassi giri. Questi motori furono impiegati sui modelli Type R in Europa, o come SI in America e rappresentano dei veri e propri gioielli della tecnica motoristica. La Honda aprì un importante centro di ricerca robotica dove nel 1986 diede vita il primo robot umanoide della casa giapponese. Il suo nome era E0 era composto da un paio di gambe e si muoveva proprio come un uomo. Questo primo esperimento della Honda fu un grande risultato per la robotica. Nel corso degli anni sono stati costruiti altri modelli di robot umanoidi che hanno reso la Honda, una delle più rinomate in questo settore. Esistono due serie di robot la serie E, che sta per Experimental Models il cui sviluppo è iniziato nel 1986 e la serie P, che sta per Humanoid Prototype Models. L’ultimo robot della Honda in ordine cronologico si chiama Asimo ed è stato progettato nel 2000, deriva dal precedente robot P3, ed tuttora è il miglior robot umanoide del mondo. È alto 120 cm ed è in grado di riconoscere e salutare le persone, giocare a calcio o a bowling, camminare, correre, salire e scendere, con qualche impaccio, le scale. Tornando all’aspetto automobilistico della Honda, la casa giapponese riscosse e riscuote ancora moltissimi successi nel campo dello sport e delle corse.  La Honda debuttò nel mondo internazionale delle corse nel 1959, anno in cui iscrisse per la prima volta alcune sue motociclette al famoso Tourist Trophy dell’isola di Man, una delle più prestigiose gare motociclistiche dell’epoca. Dovette però aspettare due anni prima di ottenere la prima vittoria nelle classi 125 e 250 con Mike Hailwood come pilota e addirittura solo nel 1966 arrivò la prima vittoria nella classe più importante, la 500. Questi anni non furono però vani, anzi, la casa nipponica li sfrutto per migliorare i propri modelli e per riuscire ad ottenere il giusto compromesso tra il motore, sin dall’inizio ottimo, e la telaistica, di cui poco si intendeva rispetto alle case europee del tempo.

HondaLa Honda ha sempre visto le cose in grande ed è per questo che decise di dotarsi di un proprio circuito dove poter collaudare i vari modelli e nel 1962 inaugurò la sua pista privata, il circuito di Suzuka, testimonianza della serietà con cui la casa nipponica intendeva dedicarsi al mondo delle corse. Questa pista ha ospitato regolarmente il Gran Premio motociclistico del Giappone dal 1987 al 2003 e continua ad ospitare numerose altre competizioni motociclistiche come la 8 Ore di Suzuka. In seguito venne costruito un nuovo circuito, più sicuro e più al passo con i tempi, il Motegi Twin Ring, attuale sede del Gran Premio del Giappone del Motomondiale. I due circuiti vengono ancora oggi utilizzati anche per competizioni automobilistiche tra cui la Formula 1. La Honda si iniziò ad occupare di automobilismo già nel 1964 e direttamente dalla Formula 1, in cui la Honda ha gareggiato sino al 1968. Con gli anni le cose sono cambiate, ma nel 2006 la Honda è tornata sui circuiti con una scuderia a proprio nome, il Honda Racing F1 Team, dopo l’acquisto di tutte le quote della British American Racing di cui era partner. La Honda ha ottenuto favolosi risultati come fornitore di motori in F1 tra il 1983 e il 1992 e ancora, anche se con meno successo, tra il 2000 e il 2005, quindi nella IndyCar Series di cui è attualmente l’unico fornitore. Verso la fine del 2008, la crisi economica ha colpito tutti i settori e tutte le nazioni e nemmeno quello delle auto ne è uscito indenne. Per questa ragione la Honda ha annunciato la sua intenzione di uscire dal mondo delle corse automobilistiche, mettendo in vendita la sua scuderia per 100 milioni di sterline. L’acquirente, Ross Brawn, ha fondato la Brawn GP che all’esordio nel GP Australia del 2009 ottenendo un ottimo risultato: conquistati i primi due posti sul podio con i piloti Button e Barrichello, che conquistò la stagione vincendo sia il titolo costruttori, sia quello piloti con la guida inglese. Proprio per queste gare vennero costruiti dei propulsori tra i quali gli Honda Indy V8, una serie di motori endotermicialternativi aspirati a ciclo otto e quattro tempi da competizione, realizzati dal costruttore nipponico per partecipare ai campionati automobilistici nordamericani delle serie IRL ed Indycar.

Anche nel campo delle corse motociclistiche, negli anni, la Honda ha fatto sentire la sua voce, non dimenticando mai le sue origini motociclistiche. Continuò il suo impegno nelle corse su due ruote fino a raggiungere il primo successo nel 1966 quando riuscì a vincere i titoli mondiali riservati ai costruttori, contemporaneamente in tutte le classi che allora componevano il motomondiale, 50, 125, 250, 350 e 500. Nello stesso tempo la casa nipponica ampliò il proprio raggio d’azione alle competizioni di motocross, dove conquistò ben tre titoli mondiali consecutivi agli inizi degli anni ottanta ed in seguito anche alle grandi maratone africane come la Parigi-Dakar, dove ottenne la prima vittoria nel 1982. Attualmente la Honda è impegnata nelle corse motociclistiche in tutte le più importanti specialità: nel motomondiale, dove è presente non solo con una squadra diretta, ma anche con diversi team satelliti, nel Campionato mondiale Superbike, nel Campionato mondiale Supersport con motociclette derivate dalla produzione di serie, ed infine nelle competizioni di motocross e di trial.

Lezioni di guida: segnalazioni da parte degli agenti del traffico

Quando si guida è importante seguire le segnalazioni dei cartelli stradali, ma non solo. Il codice della Strada prevede altri ausili che aiutino a regolare il traffico e ad evitare, per quanto possibile, incidenti. Le segnalazioni semaforiche sono quelle che gestiscono l’afflusso agli incroci, sono generalmente fisse e malto diffuse. Accanto a queste esistono altri tipi di indicazioni, le segnalazioni da parte degli agenti del traffico. I vigili hanno un codice di segnalazione che permette loro di regolare al meglio la circolazione per evitare ingorghi o problemi, non solo agli automobilisti, ma anche ai pedoni. Generalmente le indicazioni da loro fornite sono chiare e dirette, ma una ripassatina non può di certo far male.

Impariamo a conoscere le segnalazioni da parte degli agenti del traffico

segnalazioni da parte degli agenti del trafficoCiò che ci interessa, ancor prima delle posizioni che i vigili, o agenti del traffico, posso assumere e cosa queste stanno a significare, è importante poter riconoscere gli addetti ai servizi di polizia stradale, qual è il significato del suono prolungato del fischietto da parte dell’agente preposto al traffico e quali sono i documenti da mostrare a richiesta degli agenti. Iniziamo proprio con l’individuare i segni distintivi degli addetti a servizi di polizia stradale. Come tutti gli agenti delle forze dell’ordine, anche gli agenti del traffico si riconoscono dall’uniforme, cioè la divisa, dalla ‘paletta’ bianca e rossa, oppure dal segnale distintivo. Sono questi gli elementi che ci aiutano a distinguere un vigile da tutti gli altri agenti che circolano in strada e che vegliano sulla nostra sicurezza. Una volta riconosciuti, proviamo a individuare il corretto significato del suono prolungato del fischietto da parte dell’agente preposto al traffico. L’agente utilizza il fischietto per comunicare con i conducenti dei veicoli, per intimargli di fermarsi o di avanzare liberando l’incrocio, ma quando il suo è prolungato il significato è tutt’altro: liberare la carreggiata per consentire il passaggio di veicoli di soccorso in servizio di emergenza. Ciò significa che tutti i veicoli si devono arrestare, in condizioni di sicurezza, liberare l‘incrocio ed accostare subito dopo per lasciare libera la corsia. Il suono prolungato del fischietto equivale, infatti, al rosso del semaforo. Questa è una delle regole fondamentali che qualunque automobilista deve conoscere, per evitare di causare seri problemi o ritardi alle attività di soccorso.

Gli agenti del traffico hanno non solo la mansione di assicurare il corretto scorrimento del traffico automobilistico, ma anche quello di fermare le auto per controllare che i documenti siano regolari. Questo succede anche quando a fermarci sono i Carabinieri, la Polizia o la Guardia di Finanza, i documenti da mostrare loro sono esattamente gli stessi, ciò vuol dire che dovrete obbligatoriamente portarli con voi quando sarete alla guida della vostra auto. Di sicuro vi sarà capitato, almeno all’inizio, di entrare nel panico alla fatidica domanda degli agenti: “prego, favorisca patente e libretto!”. Niente panico. Chi guida autoveicoli o motocicli deve esibire, a richiesta degli agenti, la carta di circolazione, conosciuto anche come libretto, e la patente di guida. Ma obbligatori sono anche il certificato di assicurazione del veicolo e, solo per chi guida autoveicoli, il segnale mobile di pericolo, cioè il triangolo. Mentre se dovete guidare un motociclo dovrete portare la carta di circolazione, la patente di guida e il certificato di assicurazione del veicolo. Tutto qui. I controlli effettuati dai vigili sono gli stessi di qualunque altro agente. Una volta risolta la questione di come riconoscere un agente del traffico e come comportarsi in caso questi ci fermi per un controllo, passiamo a capire cosa indicano le posizioni dei vigili nell’atto di regolare il traffico delle auto.

segnalazioni da parte degli agenti del trafficoLe posizioni che un vigile può assumere sono solo 4: quella con le braccia aperte verso la nostra direzione, quella di profilo con le braccia aperte, quella con un braccio alzato e, infine, quella con le braccia ad angolo retto. Ma analizziamo ognuna nel dettaglio. La prima posizione è quella con le braccia aperte verso la nostra direzione. Questa posizione equivale alla luce rossa del semaforo quindi bisogna arrestarsi prima della striscia trasversale di arresto in quanto é vietato il passaggio. Quindi, quando il vigile si dispone con le braccia aperte verso la nostra direzione non si può attraversare l’incrocio, cioè non si può proseguire dritto, né tantomeno svoltare a destra o a sinistra. La seconda posizione é quella di profilo con le braccia aperte. Questa posizione equivale alla luce verde del semaforo per le correnti di traffico che scorrono parallele alle sue braccia quindi le auto che scorrono parallele alle sue braccia possono attraversare l’incrocio, ma usando prudenza. É, inoltre, consentita la svolta a destra se si proviene dalla sua destra o dalla sua sinistra. Proseguiamo son la posizione del vigile con un braccio alzato. Quando vediamo il vigile in questa posizione, ciò che indica equivale alla luce gialla fissa del semaforo quindi bisogna arrestarsi prima dell’incrocio, se è possibile farlo senza creare pericolo, oppure bisogna liberare velocemente l’incrocio, se già è stato impegnato. Infine, il vigile disposto con le braccia ad angolo retto consente ai veicoli che arrivano dalla sua sinistra di proseguire dritto, di svoltare a sinistra o a destra. Il vigile così disposto ferma, invece, i veicoli che arrivano dalla sua destra, da dietro e di fronte.

Osservare bene i vigili al lavoro è un ottimo allenamento per imparare a capire le loro indicazioni. Spesso il compito di questi agenti del traffico è sottovalutato, convinti che creino più confusione che altro. In realtà chi crea confusione sono gli automobilisti che non conoscono il significato delle varie posizioni assunte dai vigili, lì proprio per aiutare ed agevolare la circolazione automobilistica e pedonale. Il Codice della Strada parla chiaro, le regole da conoscere sono poche ma fondamentali per assicurare una circolazione sicura sia per chi è in auto o in moto, ma anche per chi circola a piedi. Molti incidenti potrebbero essere evitati se tutti conoscessimo e rispettassimo alla lettera tali norme. Non sottovalutate mai i segnali stradali, le indicazioni dei vigili, i limiti di velocità, solo così potremmo dirci davvero sicuri percorrendo le strade del nostro paese.

Auto aziendali in pista

Le auto sono la passione di noi italiani, questo non è solo un luogo comune. Ciò che ci affascina non è soltanto la velocità, ma le linee sinuose dei modelli, i mille optional di cui sono spesso dotate, la comodità e la sicurezza di guidarle. Ecco perché, anche quando si tratta di auto aziendali, cerchiamo sempre il meglio, ed ecco perché da quattro anni viene organizzato un evento per avvicinare noleggiatori ed aziende allo scopo di creare partnership durature, contare su modelli all’ultimo grido e provare dal vivo la vasta scelta di cui dispongono. Non a caso, lo scorso 8 ottobre sono scese in pista le auto aziendali per un evento organizzato da Quattroruote, giunto alla sua quarta edizione, e rivolto a tutti gli appassionati di automobili. Di certo in molti sognano di poter guidare su una vera pista da gara, poter sfrecciare e godere di una guida a tutta velocità, ma sempre in totale sicurezza. Un sogno che diventa realtà! Alcuni giorni fa è stato possibile per tutti i possessori di Partita IVA. Liberi Professionisti, Artigiani e titolari di Piccole Imprese hanno potuto effettuare, affiancati dai driver specializzati di Quattroruote, diverse tipologie di test drive su oltre 150 modelli di auto di 14 Marchi diversi. Il tutto completamente gratis. L’idea nasce dalla voglia delle aziende di far conoscere i propri modelli auto allo scopo di dar vita a contratti di noleggio. Sappiamo che questa pratica sta prendendo sempre più piede negli ultimi anni. Le aziende si rivolgono a rivenditori auto per prendere in affitto automobili da mettere a disposizione dei propri impiegati, permettendo loro di risparmiare pur potendo sempre godere di un mezzo di trasporto affidabile e sicuro.

Quattroruote incentiva il noleggio di auto aziendali con la sua iniziativa

Auto aziendaliL’evento è stato organizzato da Quattroruote è una rivista mensile italiana di automobilismo, fondata dall’imprenditore marchigiano Gianni Mazzocchi nel febbraio1956, con l’obiettivo di creare una rivista per gli automobilisti appassionati di auto. A partire dal 1957 Quattroruote poté disporre dell’enorme archivio de L’Auto Italiana da parte della Domus, ben presto divenendo la più venduta in Italia nel suo genere. Negli anni ha esteso la sua diffusione, stringendo accordi con diverse testate internazionali, in nazioni quali Russia, Cina, Romania e nel 2007 nel Regno Unito, inaugurando un partenariato con Top Gear. Dal 1978 la sede di Quattroruote è a Rozzano, dove si trova anche il museo storico di proprietà della rivista. A Vairano, in provincia di Pavia, si trova invece l’Autodromo di Vairano, la pista di proprietà della testata, in cui vengono effettuate le prove dei veicoli. L’autodromo, chiamato Automotive Safety Centre (ASC), fu inaugurato nel 1995, e presenta 4500 metri di piste, 1800 dei quali fanno parte del rettilineo principale, dove si effettuano le prove di accelerazione. Durante queste prove, nelle quali nessuna auto è autorizzata a usufruire del tracciato per ulteriori test, si possono toccare i 300 km/h e avere ancora tutto lo spazio necessario a un arresto della vettura in piena sicurezza. Il percorso è omologato dalla FIA per i test di Formula 1. Collegato all’area delle piste c’è anche quella riservata ai test di velocità, il circuito handling, utilizzato per le prove di agilità delle autovetture, ha curve e chicane di vario raggio dove si possono evidenziare le caratteristiche sovrasterzanti o sottosterzanti delle auto in prova. La pista dispone anche di un’area test dedicata ai SUV è adiacente al rettilineo dell’ASC, dove vengono messe alla prova le attitudini dei fuoristrada al ribaltamento e alla guida fuoristrada. Quattroruote, però, resta sensibile alla guida che rispetti le norme del Codice della Strada, per questa ragione organizza anche dei corsi di guida sicura su un’area di circa 17.000 m² dove gli allievi guidati da esperti istruttori, vengono istruiti sulle migliori tecniche di guida sia sul bagnato sia sull’asciutto e a prove di agilità e spazio di arresto.

La pista di Quattroruote ha aperto in esclusiva per i propri clienti concedendo loro di poter anche richiedere piccole consulenze ad esperti sui molteplici aspetti inerenti l’auto aziendale, sperimentando le ultime novità in tema di infotainment e dotazioni di bordo hi-tech e molto altro. A partecipare alla manifestazione sono stati numerosi marchi che hanno fatto la storia nel campo automobilistico, tra cui: Audi, Ford, Jaguar, Land Rover, Kia, Lexus, Mazda, Mercedes-Benz, Renault, Seat, Skoda, Toyota, Volkswagen e  Volvo. Questa quarta edizione della più importante manifestazione in Italia dedicata a chi usa la macchina per lavoro si è svolta presso l’Automotive Safety Center Quattroruote a Vairano di Vidigulfo (Pavia) e è stata articolata in due differenti giornate: venerdì 7 ottobre 2016, è stata riservata ai professionisti della gestione di flotte aziendali e per l’occasione si è tenuto un seminario sull’auto elettrica e ibrida, e sabato 8 ottobre 2016, tutta per quello che viene comunemente chiamato small business, cioè i piccoli imprenditori, artigiani e liberi professionisti che potranno assistere ad un altro seminario, a cui potranno partecipare gli iscritti all’ordine dei commercialisti, intitolato “Il dottore commercialista consulente globale sull’auto aziendale”. L’evento è stato organizzato con lo scopo principale di consentire ai partecipanti di guidare e confrontare, in pista e con gli istruttori di Quattroruote al proprio fianco, le auto messe a disposizione dai costruttori. Ma non solo, offrire ai partecipanti tutto il ricco know how di Quattroruote e Quattroruote Professional. Per tutta la giornata, sulla pista di Vairano di Vidigulfo erano aperti veri e propri sportelli per consulenze ad hoc su fisco, formule di acquisizione, tecnologie, alimentazioni e costi d’esercizio dell’auto aziendale. Sia il 7 sia l’8 ottobre, comunque, la redazione e i tecnici di Quattroruote sono stati costantemente a disposizione dei partecipanti. Assieme ai rappresentanti delle 13 Case, Audi, Ford, Jaguar Land Rover, Kia, Lexus, Mazda, Mercedes- Benz, Renault, Seat, Skoda, Toyota, Volkswagen e Volvo, che hanno portato in pista il meglio della rispettiva produzione. 

L’evento è stato realizzato in partnership con le tre più importanti società di noleggio a lungo termine in Italia, Arval, LeasePlan e Leasys, con Aidc, l’Associazione italiana dottori commercialisti ed esperti contabili, di cui Quattroruote è partner strategico, con CartissimaQ8, DoctorGlass, Expendia Smart drive, Vodafone Automotive e Nilobit ed in collaborazione con Cna Autoriparazione.Nelle due giornate dell’evento, presso un desk espositivo dedicato, uno staff di consulenti Leasys è stato a disposizione di fleet manager e liberi professionisti per rispondere a ogni domanda relativa alle caratteristiche del noleggio: la scelta delle auto, il regime fiscale, la convenienza per i diversi target, i vantaggi per clienti grandi, piccoli o piccolissimi, ovvero come il noleggio a lungo termine possa essere la soluzione di mobilità più indicata per tutti, sempre nel segno della convenienza e dell’efficienza. Questo evento organizzato da Quattroruote, “Auto Aziendali in pista” è stato un’occasione d’incontro tra domanda e offerta nel mercato delle auto aziendali, tra noleggiatori e clienti. Quattroruote si è avvalsa della consulenza di Leasys, una società per azioni italiana che opera nel settore finanziario, in particolare nel leasing e nel noleggio a lungo termine, sia per privati sia occupandosi di gestione della flotta per clienti business. È leader italiano del comparto, seguita da Ald Automotive e Arval, altro partecipante attivo all’evento in questione.  Protagonisti nella giornata di venerdì 7 ottobre sono stati i fleet manager che, oltre a prendere parte ai test drive, hanno approfondito i temi più attuali relativi al noleggio per le aziende, alla gestione delle flotte, alla connettività di bordo e conoscere le novità delle case costruttrici. Durante la seconda giornata dell’evento il tutto è ruotato attorno al tema centrale: l’auto aziendale per lo small business. La giornata è stata dedicata ai professionisti, possessori di partita Iva, artigiani e titolari di piccole imprese, in cui scoprire ogni segreto di oltre cento modelli di auto disponibili per il test drive e apprendere le ultime novità in tema di infotainment e dotazioni di bordo hi-tech. Quando si uniscono imprenditori di vari settori con lo scopo di creare nuovi ed interessanti progetti il risultato è quasi sempre assicurato. Specie quando ci sono grandi nomi in ballo come Quattroruote o uno dei tantissimi marchi automobilistici che hanno aderito all’iniziativa. 

Arrivano gli aggiornamenti di Google Maps

Google Maps è un servizio che consente la ricerca e la visualizzazione di carte geografiche di gran parte della Terra. La sua nascita risale all’8 febbraio 2005, quando su Google Blog fu annunciato il servizio di mappe, disponibile per i browser Internet Explorer e Mozilla Firefox. A luglio venne presentato il servizio per il Giappone. Nel gennaio 2006 aggiunse le strade degli Stati Uniti, Puerto Rico, del Canada, del Regno Unito, del Giappone, e di alcune città in Irlanda. Fu coperta anche l’area di Torino per le Olimpiadi invernali. Il 23 gennaio 2006 fu aggiornato per usare lo stesso database con le immagini satellitari di Google Earth. Il 12 marzo 2006 furono aggiunte le mappe di Marte. Fu poi pubblicata la seconda versione delle API ed in seguito fu lanciato Google Maps per le imprese. Tempo dopo fu introdotto un riquadro per la ricerca delle località e per alcune città americane, e Londra, iniziò ad indicare le fermate delle metropolitane. In pochissimo tempo Google Maps è diventata una delle App più utilizzate in tutto il mondo. Chiunque cerchi un luogo o una struttura non può non rivolgersi a questo servizio.

Google Maps si rinnova

Google MapsMa l’evoluzione di questo servizio non si è mai fermata. Nel 2010 fu aggiunta la possibilità di cercare itinerari per i ciclisti. Due anni dopo arriva la mappatura dei fiumi e canali britannici insieme al Canal and River Trust che permette di pianificare viaggi attraverso ponti e alzaie lungo 3000 chilometri di fiumi. Fino ad oggi resta una delle App più utili a chiunque voglia spostarsi, fosse anche solo di qualche chilometro. Di sicuro tutti la conoscono, ma vediamo bene nel dettaglio come funziona Google Maps. Con i nuovi aggiornamenti è possibile interagire con la mappa personalizzandola in base alle proprie esigenze. Ecco, ad esempio, come si può interagire con questa straordinaria App:

  • Aggiungere un luogo sulle mappe, come ad esempio un parco, una spiaggia, un bar o un locale;
  • Migliorare la mappatura di luoghi già esistenti, cambiandone forme e confini, come per parchi, laghi, palazzi e complessi urbani;
  • Tracciare nuove strade e sentieri, ferrovie, corsi d’acqua ed altri dettagli, come ad esempio individuare sulle mappe le piste ciclabili nelle città o indicare le migliori strade per percorsi ciclabili;
  • Individuare le modifiche effettuate dagli altri utenti, per valutarne la veridicità, la fedeltà, per commentarle o per migliorarle ulteriormente.

La ricerca di un particolare luogo avviene esattamente utilizzando la barra di ricerca in alto a sinistra. Inoltre vi sono alcuni pulsanti che vi consento di fare vostro questo servizio in tutto e per tutto:

  • Il pulsante “Aggiungi”, presenta al suo interno quattro distinte possibilità che a loro volta consentono più operazioni: aggiunta di luoghi, strade, fiumi, ferrovie, edifici, altri elementi naturali, confini politici e amministrativi.
  • Il pulsante “Modifica”, allo stesso modo dà la possibilità di modificare questi elementi quando sono già esistenti, vale a dire le informazioni sui luoghi, la forma di vie, strade, ferrovie, edifici ecc.
  • contributi di altri utenti relativi alla zona che stiamo visualizzando compaiono in basso a destra della mappa (come si nota nella seconda immagine). Cliccando sui nick, scopriremo il profilo degli utenti contributori, con informazioni sul numero e sul tipo di modifiche proposte, accettate e rifiutate.
  • Il pulsante “Esplora” permette di verificare sulla mappa di riferimento tutte le modifiche proposte in termini di luoghi inseriti e strade, sia già inseriti che in attesa di approvazione.
  • Il pannello “Map Maker”, sulla sinistra, da cui è possibile gestire tutte le modifiche proposte in corso, da verificare e pubblicate, da quartiere a quartiere, nonché tutto l’insieme delle attività effettuate.

Negli ultimi 8 anni Google Maps e la sua versione più sofisticata Google Earth sono diventate il nostro Atlante. Grazie ad esse possiamo conoscere distanze e percorsi e anche di compiere veri e propri viaggi virtuali grazie alle foto a 360° di Google Street View. Vediamo nel dettaglio le funzioni di Google Maps:

Possiamo navigare tra le strade
Usando Google Street View dalla vecchia versione delle Google Maps e cliccando col tasto destro sulla mappa c’è la possibilità di vedere alcuni luoghi, compresa Roma, in 3D utilizzando semplicemente un paio di comuni occhialini tridimensionali.
Vedere non solo strade, ma anche edifici famosi, negozi, sotterranei e musei

Grazie a Google Street View possiamo visualizzare a 360° gli interni di palazzi ed edifici storici, salendo anche di piano, come nel caso della TorreEiffel.

Con Google Earth si può volare
Il software di telerilevamento di Google include un simulatore di volo per poter vedere la Terra da una prospettiva unica. Per farlo basta selezionare Accedi al simulatore di volo dal menu Strumenti e scegliere l’aereo dapilotare e il punto di partenza. 
Mai più bloccati nel traffico
Cliccando su traffico abbiamo la possibilità di vedere come sono messe per quanto riguarda il traffico le strade principali di molte città del mondo, attraverso l’uso colori: verde traffico scorrevole, rosso traffico lento.

Alcune mappe sono piene di luoghi inaccessibili

In alcuni luoghi l’immagine satellitare delle mappe è volutamente sfocata per questioni di sicurezza. Ed esempio nei dintorni del Palazzoreale ad Amsterdam, in Olanda, o nella tundrasiberiana, nei pressi di un sito militare.
La funzione Street View non è disponibile ovunque
Europa, Usa, Australia e parte del Brasile sono “coperti”. Non tutti, però, posso godere di questo servizio. Infatti, manca quasi tutta l’Africa, l’Asia e intere regioni del Sud America, compresi gran parte del Brasile, il Cile e l’Argentina.
Le mappe sono consultabili anche offline
C’è una funzione degli smartphone Android che permette di scaricare alcune mappe, in modo da poterle usare quando il telefono non può accedere a internet. Con l’iPhone invece basta aprire una mappa, navigare al suo interno e usare lo zoom per far sì che il telefono la conservi nella sua memoria cache e sia possibile usarla anche quando il collegamento a internet è assente.
Possiamo contribuire alle mappe
Grazie alla funzione Map Maker si possono aggiungere luoghi, strade, negozi, punti di interesse alle mappe e anche esaminare le modifiche fatte dagli altri utenti.
Ci portano anche sulla Luna e su Marte.
Sia attraverso Google Earth che in parte con Google Maps possiamo fare un giro anche sulla Luna e vedere in quale punto preciso sono atterrate le varie missioni spaziali, e leggerne la storia. La stessa cosa vale per Marte

Google MapsCome vedete sono tantissime le funzioni di questa App e molte altre sono in arrivo. Tra gli ultimi aggiornamenti sono state inserite delle funzioni davvero interessanti:

  • Osservare le rotte aeree e di monitorare i treni: In alcune zone degli Usa è già possibile ricevere le indicazioni per andare da una città all’altra in aereo oltre che in auto, in bici o a piedi. Presto il servizio sarà diffuso anche in Europa. Intanto alcune compagnie locali, già utilizzano le maps per mostrare il percorso di treni e bus.
  • Decisioni più rapide e veloci:  Se si sta cercando un determinato tipo di attività i risultati presenti nelle nostre vicinanze verranno mostrati direttamente sulla mappa con le relative schede dei dettagli, infatti, con un click si potranno vedere recensioni e specificità del locale o dell’attività nonché tutti i risultati correlati di approfondimento.
  • Raggiungere i luoghi con più facilità: Scegliere il mezzo adatto al percorso è ora più immediato. Basta un click per scegliere e confrontare l’opzione migliore, che include le distanze, e i tempi di percorrenza per ogni singolo percorso. Il sistema è poi integrato con un report in tempo reale delle condizioni di traffico, arricchito con la preview della strada.
  • Condividere l’ora d’arrivo presso una data località: È possibile attivare questa opzione tramite pulsante dedicato e messaggi pre-impostati
  • Creare un widget nella homescreen dedicato a viaggi comunemente effettuati: questa funzionalità è già presente ma che verrà consigliata dall’applicazione solo quando saranno effettuate più ricerche relative ad una medesima destinazione
  • Cronologia delle posizioni: Come già accade per la versione web è possibile salvare la cronologia dei nostri spostamenti
  • Identificazione luoghi raggiungibili in carrozzina
  • Consegna di un messaggio toast: questa funzione si attiva quando una destinazione è irraggiungibile a piedi o utilizzando biciclette, bus, taxi
  • Possibilità di attivare notifiche relative a luoghi nuovi e popolari
  • Conteggio chilometri percorsi e possibilità di condivisione del totale, con annesse congratulazioni da parte dell’applicazione.
  • Ricercare punti di interesse ora anche in bici ed a piedi, oltre che in Driving mode
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Con goggle Maps si possona fare davvero tante cose. Se vi muove spesso, non potrete più farne a meno. 

Lezioni di guida: segnalazioni semaforiche

Conoscere la teoria è fondamentale per guidare nel migliore sei modi e per rendere la strade sicure per noi e per gli altri utenti. Oggi ci occuperemo delle segnalazioni semaforiche, quindi vedremo il funzionamento di tutti i semafori , sia quelli per i veicoli, che quelli per i pedoni, che i semafori di corsia ecc., ed i comportamenti da tenere nei pressi di ognuno.

Conoscere le segnalazioni semaforiche per guidare in totale sicurezza

Ecco quindi, quali sono i diversi tipi di semaforo e le loro funzioni:

segnalazioni semaforicheSemaforo per i veicoli

Come abbiamo visto esistono tanti tipi di semaforo, ma quando il semaforo per eccellenza è sicuramente il semaforo per i veicoli. In ogni caso si tratta di una lanterna semaforica costituita da tre luci, una verde, una gialla e una rossa, luci che possono essere disposte sia in verticale che in orizzontale, e serve, di norma, a regolare il passaggio dei veicoli in un incrocio. Ognuna delle luci si accende solo quando le altre due sono spente e servono a dare delle precise istruzione al conducente del veicolo. Ecco cosa indicano i colori:

  • Luce rossa: il rosso spesso é utilizzato per segnalare situazioni di pericolo, per questo motivo il rosso indica l’obbligo di fermarsi al semaforo. In presenza della luce semaforica rossa, infatti, i veicoli devono arrestarsi prima della striscia trasversale d’arresto, striscia che non deve essere superata durante tutto il periodo di accensione della luce rossa. Nel semaforo la luce rossa può essere di dimensioni più grandi delle altre e nei semafori sistemati in verticale la luce rossa si trova in alto mentre in quelli posti in orizzontale si trova a sinistra.
  • Luce verde: quando è accesa la luce verde del semaforo è possibile proseguire dritto, oppure svoltare a destra, o ancora svoltare a sinistra, dando, peró, la precedenza ai veicoli che arrivano di fronte. Comunque anche se é accesa la luce verde é necessario usare la massima prudenza, pronti eventualmente a fermarsi se, quando si accende la luce gialla, non si è ancora impegnato l’incrocio. Inoltre si può impegnare l’incrocio, soltanto avendo la certezza di poterlo sgomberare prima dell’accensione della luce rossa.
  • Luce gialla fissa: la luce gialla fissa si accende quando il verde e il rosso sono spenti, ossia appena si spegne il verde e prima che si accenda il rosso. Obbliga a fermarsi prima del punto di arresto, purché lo si possa fare senza creare pericolo. L’attraversamento dell’incrocio é consentito solo se lo si è già impegnato.
  • Luce gialla lampeggiante: fin’ora abbiamo parlato delle luci fisse che potrete trovare al semaforo, ma é anche possibile trovare la luce gialla lampeggiante quando le altre sono spente. Ciò indica, semplicemente, un semaforo spento o guasto quindi é necessario impegnare l’incrocio con prudenza, dando la precedenza ai veicoli provenienti da destra.

I casi in cui è consentito il passaggio in presenza del semaforo per veicoli sono quando:

  • è accesa la luce verde;
  • si accende la luce gialla fissa, solo se non ci si può arrestare in condizioni di sicurezza prima dell’incrocio;
  • è accesa la luce gialla lampeggiante, usando però la massima prudenza e moderando la velocità;
  • è spento, oppure guasto, usando però la massima prudenza.

Semafori di corsia

I semafori di corsia hanno un funzionamento molto simile a quello dei semafori per veicoli, ma da quest’ultimi si distinguono per le luci a forma di frecce. Del tutto simile è la sequenza I semafori di corsia, hanno un funzionamento molto simile a quello dei semafori per veicoli, ma da quest’ultimi si distinguono per le luci a forma di frecce. Uguale è, invece, la sequenza di accensione delle luci, ossia prima la luce verde, poi quella gialla e infine quella rossa per poi ripartire nuovamente dalla luce verde. Questi semafori si trovano generalmente sulle corsie contrassegnate da frecce direzionali e riguardano tutti i veicoli, comprese le biciclette, che devono proseguire nella direzione della freccia. I semafori di corsia consentono di proseguire nella direzione scelta se é accesa la freccia verde. Se, invece, é accesa la freccia rossa impongono l’arresto dei veicoli diretti nel senso della freccia. Mentre se é accesa la freccia gialla impongono di arrestarsi prima della striscia trasversale d’arresto oppure di liberare immediatamente l’incrocio, se lo si è già impegnato. Qualora i semafori di corsia fossero spenti consentono di passare con particolare prudenza.

Semaforo per pedoni

Anche il Semaforo per pedoni, come quello per veicoli, é un tipo di semaforo molto utilizzato. Questo semaforo regola il passaggio dei pedoni negli incroci. Quindi, con luce verde accesa, permette ai pedoni di attraversare la strada. Con luce gialla fissa accesa, impone ai pedoni che hanno già occupato l’attraversamento pedonale di liberarlo rapidamente. Mentre, con luce rossa accesa impone ai pedoni di non attraversare.

Semaforo per conducenti di biciclette

Il semaforo per conducenti di biciclette è un semaforo riservato esclusivamente ai conducenti di biciclette e si trova all’uscita di una pista ciclabile, per regolare l’attraversamento della strada. Quindi, con luce verde accesa, consente soltanto ai conducenti di biciclette di attraversare l’incrocio. Con luce gialla fissa accesa, impone di liberare velocemente l’incrocio se lo hanno già impegnato. Mentre, con luce rossa accesa, impone l’arresto alle biciclette.

segnalazioni semaforicheSemaforo per veicoli di trasporto pubblico

Il semaforo per veicoli di trasporto pubblico é un semaforo per i veicoli in servizio di linea per trasporto di persone, come autobus, tram e taxi. Questo semaforo può avere la luce bianca orizzontale accesa, la luce bianca verticale accesa oppure la luce triangolare gialla accesa. Se é accesa la barra bianca in alto, ossia quella orizzontale, impone l’arresto ai veicoli in servizio di linea per trasporto di persone. Se, invece, é accesa la barra bianca in basso, ossia quella verticale, consente ai veicoli di trasporto pubblico di proseguire. Mentre se é accesa la luce triangolare gialla, ossia quella al centro, indica preavviso di arresto poiché sta per accendersi la barra bianca in alto, ossia quella orizzontale.

Semaforo di onda verde

Il semaforo di onda verde consiglia la velocità da mantenere per trovare la luce verde al semaforo successivo. Quindi il semaforo di onda verde si trova su strade con più incroci dove ci sono semafori sincronizzati. Come avviene per la maggior parte dei semafori, delle tre luci del semaforo di onda verde se ne accende soltanto una, mentre le altre sono spente.

Semaforo di corsie reversibili

Il semaforo di corsie reversibili è posto su una carreggiata con almeno tre corsie e consente di impegnare la corsia indicata dalla freccia verde mentre non consente di occupare la corsia indicata con luce rossa a forma di X. Con freccia gialla lampeggiante, invece, impone al conducente di abbandonare quella corsia e di spostarsi in quella indicata dalla freccia. È importante fare attenzione al cambio di corsia.

Luce gialla lampeggiante e luci rosse lampeggianti

La luce circolare gialla lampeggiante è un segnale di pericolo generico ed è posta in punti pericolosi della strada per segnalare eventuali pericoli. In questi casi è fondamentale moderare la velocità e procedere con particolare prudenza. La luce gialla lampeggiante é affiancata al semaforo veicolare ed indica che nello svoltare a destra i veicoli devono dare la precedenza ai pedoni. Anche la luce gialla lampeggiante, é affiancata al semaforo veicolare, ma quest’ultima indica che svoltando a destra i veicoli devono dare la precedenza alle biciclette. Le luci rosse lampeggianti si possono trovare nei pressi di passaggi a livello senza barriere, o con semibarriere, all’accesso di un pontile d’imbarco di navi traghetto, all’accesso di un ponte mobile, e se accese vietano il passaggio di veicoli e pedoni. Queste luci sono integrate da un dispositivo di segnalazione acustica e, di norma, sono situate sul lato destro della strada. Nello specifico, nei passaggi a livello senza barriere e con semibarriere, le luci rosse lampeggianti si accendono alternativamente per segnalare l’arrivo dei treni entrando in funzione poco prima dell’arrivo del treno e rimanendo accese fino alla fine del suo passaggio. Nel caso dei passaggi a livello con semibarriere le luci si accendono subito prima dell’inizio dell’abbassamento delle semibarriere quindi avvicinandosi ad un passaggio a livello con luci rosse lampeggianti alternativamente e semibarriera ancora alzata, occorre predisporsi all’arresto per potersi fermare sulla linea d’arresto. Inutile dire che é assolutamente pericoloso e severamente vietato accelerare per attraversare prima che si abbassi la semibarriera. Un’accortezza che è fondamentale avere in primis per la propria sicurezza, ma anche per non rischiare di causare gravi incidenti che posso coinvolgere anche altri utenti della strada.

 

Storia di un marchio: Chrysler

Esistono al mondo tantissimi marchi di automobili, alcuni nati da tempo ma ancora sulla cresta dell’onda, come la Fiat o la Ferrari, ed altri più recenti ma non meno importanti come la Chrysler. Questa è una casa automobilistica statunitense fondata nel 1925, parte di Fiat Chrysler Automobiles tramite FCA US. La Chrysler nacque ufficialmente il 6 giugno 1925 per volere di Walter Chrysler. Già l’anno prima l’imprenditore aveva lanciato sul mercato un’auto col proprio nome, la Chrysler B-70. Di sicuro la Chrysler entrerà nella storia come marchio automobilistico rinomato, ma forse non tutti sanno che uno dei principali meriti della Chrysler fu quello di aver introdotto la prima galleria del vento all’interno del processo di progettazione delle vetture, con lo scopo di ottimizzare le linee della vettura in modo da renderla maggiormente aerodinamica.

Chrysler, un marchio che ha fatto storia

ChryslerSin dai primi anni la Crysler lanciò sul mercato auto innovative. Infatti, una delle vetture più amate dei primi anni trenta fu la Chrysler Airflow, presentata a Chicago il 27 marzo 1933. Ciò che la rendeva speciale era il suo design d’avanguardia che rappresenta uno dei modelli più significativi nella storia dell’automobile. Nonostante l’Airflow non riscosse grande successo, fu la prima di una serie di modelli di maggior successo commerciale, come la Imperial. Si impara dai propri errori, è quello che pensarono all’epoca in seguito all’insuccesso della Airflow, tanto che la Crysler decise di puntare sulla produzione di vetture dalla linea più convenzionale e tradizionale. Di sicuro se all’inizio avevano puntato su idee e linee più alternative, fin dopo la seconda guerra mondiale la produzione si mantenne sobria e classica, priva di qualcosa di veramente innovativo. In questo periodo nacquero alcuni dei più famosi modelli, tra cui la Chrysler 300 degli anni cinquanta e sessanta, prima auto di una lunga serie di veicoli di lusso.  Un’altra vettura di quegli anni che ancor oggi è ricordata come una delle più significative della produzione era la Chrysler Windsor. In questo periodo, tra l’altro, la Chrysler sviluppò e realizzò dei nuovi motori a testata emisferica, denominati appunto HEMI, che sarebbero stati montati non solo alcune vetture della produzione da strada, ma anche alcune vetture sportive che entrarono in brevissimo tempo nel cuore degli appassionati, come la Plymouth Hemi Cuda e la Dodge Charger.

Verso la metà del ‘900 viene fondata la Chrysler-Europe e da quel momento gran parte delle vetture prodotte da case automobilistiche come Simca, Talbot, Hillman, acquisite da Chrysler Group, furono immesse sul mercato sotto il nome Chrysler. Nonostante questo, il marchio Chrysler non riuscì mai a decollare in Europa. La situazione in patria non era migliore. Con la crisi petrolifera scoppiate nei primi anni settanta, la produzione era rallentata. La vendita di automobili calò vorticosamente al punto di portare la casa sull’orlo della bancarotta. Le cose cambiarono radicalmente con l’arrivo nella direzione aziendale di Lee Iacocca, che con l’introduzione di nuove strategie di mercato e di nuovi modelli di nicchia, come l’introduzione delle prime monovolume, riuscì a riportare in auge l’azienda automobilistica americana. Qualche anno dopo, nel 1986, in occasione del salone dell’auto di Los Angeles, la Chrysler presentò un nuovo modello risultato della collaborazione con la Maserati: la Chrysler Turbo Convertible. La produzione iniziò solo tre anni dopo negli stabilimenti Innocenti di Milano Lambrate. Probabilmente la cattiva fama di cui godeva all’epoca la Maserati fu una delle cause del totale insuccesso di questo nuovo modello firmato Chrysler: solo 7.300 vetture prodotte fino al 1991, anno in cui fu dichiarata terminata la produzione.

Agli inizi degli anni ’90 la Chrysler fa un nuovo tentativo di sbarco in Europa. Questa volta riscuotendo maggior successo. Infatti, le sue monovolume e le sue fuoristrada riscossero grande successo. Tra i modelli più amati degli anni novanta ci fu la Chrysler Voyager, una monovolume lanciata sul mercato come concorrente diretta della Renault Espace, vettura amatissima dal pubblico della casa automobilistica francese. In quegli stessi anni arrivò sul mercato anche la sportiva Viper, venduta sia con marchio Dodge che con marchio Chrysler, divenuta nel giro di pochissimo tempo uno degli modelli più amati ed apprezzati dagli appassionati. Nel 1998, Chrysler Group fu acquisito da Daimler-Benz per costituire la Daimler Chrysler AG. Questa unione, nata inizialmente come società gestita alla pari, finì per testimoniare l’evidente predominanza della società tedesca su quella americana. La Daimler-Benz portò molta della sua componentistica per diversi modelli prodotti in seguito da Chrysler. Nel 2001 l’azienda lancia un progetto di coupé con il pianale in comune con la Mercedes-Benz SLK: da questo progetto nacque la Chrysler Crossfire, proposta sia come coupé che come roadster. Nello stesso tempo, si diede inizio anche alla produzione di altri modelli divenuti famosi come la 300 M, una rivisitazione in chiave moderna della serie 300 degli anni cinquanta e sessanta, e l’eccentrica PT Cruiser, con la quale si intendeva rimodernare il design delle vetture d’anteguerra.

ChryslerNel 2005, la 300 M fu sostituita dalla 300 C. Nel 2007, Cerberus Capital Management assieme ad altri 100 investitori acquisì l’80% di Chrysler per 5,520 miliardi di euro, con lo scopo principale di ripristinare le finanze dell’azienda e creare così un gruppo di punta del mercato del Nord America. L’anno successivo, il piano fallì a causa della grave crisi finanziaria e industriale e del conseguente rallentamento dell’industria automobilistica negli Stati Uniti, nonché della successiva mancanza di capitali, che colpì non solo la Chrysler, ma molte altre imprese automobilistiche e non.  La svolta si ebbe nel gennaio del 2009, quando fu resa pubblica la notizia della firma di un protocollo d’intesa che porterà Fiat Group a diventare proprietario del 20% di Chrysler Group, grazie a un accordo che prevedeva l’aiuto al gruppo Chrysler nell’operazione di risanamento industriale in cambio di tecnologie, ristrutturazione degli impianti e la collaborazione nella distribuzione di veicoli Chrysler al di fuori dell’America Settentrionale. Il 10 giugno 2009 Fiat Group acquistò il 20% di Chrysler, diventando il gestore dell’intero gruppo Chrysler. Ma i problemi per l’azienda automobilistica americano non finiscono qui. Nel 2011, il Chrysler Group fu sottoposto al Chapter 11, la norma del diritto fallimentare americano che consiste in una bancarotta controllata. La società fu divisa in una bad company con i relativi debiti e in una new company cui sono stati conferiti personale, mezzi di produzione, brevetti, clienti.

A questo punto la situazione della Crysler non è delle migliori. Infatti, il presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama subordinò la concessione di un prestito al gruppo Chrysler. Lo scopo principale era quello di realizzare un nuovo e più valido piano industriale affiancato da un’alleanza con Fiat Group con l’obiettivo di portare negli USA automobili a basso impatto ambientale e con motori di piccola cilindrata, da tempo diffuse in Europa. A giovarne fu lo stesso presidente, visto che la green economy era un punto fondamentale della sua campagna elettorale. Dall’altro lato della barricata vi erano i creditori e i fondi pensione che avevano investito nella vecchia società. Questi presentarono ricorso contro la fusione alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che, però, rigettò le richieste. Stabiliti gli accordi, Fiat Group acquistò nell’aprile 2009 questa società a costo zero, impegnandosi a condividere con Chrysler Group le proprie conoscenze tecniche e brevetti in materia di motori ecologici e bassi consumi energetici. Quello stesso anno fu stabilita la scissione del ramo pick-up e furgoni da Dodge. Questo porterà alla nascita del nuovo marchio Ram Trucks. Negli anni successivi la quota della nuova Fiat S.p.A. salì prima al 25%, poi ancora al 30%, fino a raggiungere il 46% il 24 maggio 2011. Intanto, nell’aprile 2011 viene ceduta Global Electric Motorcars a Polaris Industries. Dopo pochissimi anni dall’accordo stipulato dalle due società, il 21 luglio 2011 il gruppo italiano ottenne ufficialmente il controllo della maggioranza del pacchetto azionario di Chrysler Group, salendo al 53,5%, ulteriormente incrementata al 58,5%.

Nel gennaio del 2014 venne annunciato l’inizio delle trattative per l’acquisizione, attraverso la controllata Fiat North America, della totalità delle azioni di Chrysler Group da parte del gruppo italiano. In seguito a tale accordo, il 29 gennaio la proprietà Fiat fa quindi partire una riorganizzazione per l’integrazione tra i due gruppi, volta alla costituzione di un nuovo e unico soggetto globale denominato Fiat Chrysler Automobiles. Il 16 dicembre 2014 Fiat Chrysler Automobiles annuncia che il gruppo cambia nome con effetto immediato da Chrysler Group a FCA US. Una storia lunga travagliata quella della Chrysler che ha portato alla nascita di un gruppo che sta riscuotendo enorme successo nel campo automobilistico. 

Lezioni di guida: classificazione dei veicoli

Siamo abituati a vedere in circolazione sulle nostre strade ogni tipo di veicolo, ma sappiamo quali sono le caratteristiche di ognuno? E sappiamo qual è la definizione e la classificazione dei veicoli? Partiamo dal concetto base: per veicolo si intende qualsiasi macchina, circolante su strada, guidata dall’uomo. La gamma è molto vasta, ma, per legge, tra questa non rientrano le macchine elettriche per minorenni, le quali però devono rispettare alcune caratteristiche come la lunghezza massima di 1,10 m, il sedile monoposto ecc., e le macchine per i disabili, in quanto costituiscono un ausilio medico anche se dotate di motore.

Il codice della strada stabilisce la classificazione dei vicoli

Fatta questa precisazione vediamo insieme come vengono classificati i veicoli che circolano sulle nostra strade:

Ciclomotori

I ciclomotori sono quei veicoli che hanno due o tre ruote, un motore termico con cilindrata non superiore a 50 cm³ e raggiungono una velocità massima di 45 km/h. per questa ragione è bene ricordare che non tutti i veicoli a due ruote con motore possono essere definiti ciclomotori. Ad esempio, le biciclette con pedalata assistita con motore elettrico dalla potenza massima sino a 0,25 kW, secondo la classificazione dei veicoli non vengono considerate come ciclomotori proprio perché non rispondono alle caratteristiche di questa categoria pur avendo due ruote.

Motocicli

classificazione dei veicoliI motocicli sono dei veicoli a due ruote con motore di cilindrata superiore a 50 cm³ Sono esclusi da questa categoria ciclomotori, tricicli a motore e quad, ossia quadricicli a motore con carrozzeria aperta. I motocicli possono essere dotati di cambio automatico e sono soggetti alla prima revisione quattro anni dopo la prima immatricolazione e, successivamente, ogni due anni. I motocicli non hanno limiti di cilindrata in quanto esistono motocicli con cilindrate superiori. Ai fini della circolazione, i quadricicli leggeri sono considerati come ciclomotori, e non come motocicli.

Tricicli a motore

I tricicli a motore sono quei veicoli che hanno tre ruote simmetriche e un motore di cilindrata superiore a 50 cm³. Questi veicoli possiedono una velocità massima superiore a 45 km/h. Questo veicolo non deve essere confuso con la motocarrozzetta che ha le ruote asimmetriche ed composto da un motociclo e un sidecar. Inutile dire che questo veicoli, come quasi tutti gli altri, per essere guidato è necessario che il conducente sia in possesso della relativa patente. I tricicli a motore, come la maggior parte dei veicoli, si possono condurre solo con la patente.

Quadricicli a motore

I quadricicli a motore sono veicoli con potenza non superiore a 15 kW e si dividono in “leggeri” e “non leggeri”. I primi, quelli definiti dal codice come quadricicli leggeri, hanno una potenza non superiore a a 4 kW e possono essere dotati di motore a benzina con cilindrata non superiore a 50 cm³, diesel o elettrico, ad esempio le microcar. Questi veicoli sono assimilati ai ciclomotori e si possono guidare a 14 anni, ma solo dopo aver ottenuto la patente AM. I secondi, invece, ossia il quadricicli non leggeri hanno una potenza massima sino a 15 kW e per potersi mettersi alla loro guida bisogna aver compiuto almeno 16 anni e possedere la patente B1. I quadricicli a motore sono soggetti a revisione periodica ed è vietato modificare o sostituire il motore per aumentare la cilindrata a la velocità.

Autoveicoli

Fanno parte della categoria degli autoveicoli i veicoli a motore con almeno quattro ruote come le autovetture, gli autobus, gli autocarri, le autocaravan o camper, ecc. Gli unici veicoli a motore con almeno quattro ruote ad essere esclusi da questa categoria sono i quadricicli. In questa categoria rientrano anche gli autobus e gli autocaravan che, per caratteristiche del veicolo stesso, vengono esclusi dal genere autovetture in base alla classificazione dei veicoli. 

Autovetture

classificazione dei veicoliLe autovetture sono autoveicoli a motore con quattro ruote più diffusi al mondo, sono destinati al trasporto di persone ed equipaggiati con non più di nove posti, compreso il conducente. Ecco perché, stando a questa definizione, gli autobus non possono essere considerati autovetture poiché hanno più di nove posti. Stesso discorso vale sia per gli autocaravan, che sono adibiti non solo al trasporto delle persone ma anche all’alloggio, sia per i veicoli blindati attrezzati per il trasporto di valori. Quindi sia gli autobus che gli autocaravan appartengono alla categoria degli autoveicoli ma non a quella delle autovetture. Le autovetture possono avere motore elettrico o termico, a trazione anteriore o posteriore, inoltre possono trainare carrelli-appendice o rimorchi. La prima revisione deve essere effettuata quattro anni dopo la prima immatricolazione e, in seguito ogni due anni.

Rimorchi e semirimorchi

I rimorchi e i semirimorchi sono veicoli che non hanno motore e sono destinati ad essere trainati da parte degli autoveicoli tramite opportuni sistemi di traino. I rimorchi e i semirimorchi con massa a pieno carico sino a 750 kg vengono definiti leggeri. Hanno un impianto frenante e, non essendo dotati di motore, sono sprovvisti di silenziatore. Mentre il caravan è un rimorchio, l’autocaravan e l’autosnodato non appartengono a questa categoria, in quanto considerato dal Codice della strada un complesso veicolare unico. La differenza tra il rimorchio e il semirimorchio consiste nel fatto che quest’ultimo, il semirimorchio, scarica solo una parte del proprio peso sul trattore stradale che lo traina, pertanto viene trainato solo per metà.

Autocaravan o camper

Le autocaravan, meglio conosciuti con il nome di camper, appartengono alla categoria degli autoveicoli e sono attrezzati permanentemente con una carrozzeria speciale che consente il trasporto e l’alloggio delle persone il cui numero massimo è indicato sulla carta di circolazione. Sulle autocaravan non si può viaggiare in piedi, neanche per brevi tratti, in quanto molto pericoloso. Le autocaravn non sono dei rimorchi e non devono essere confusi con autoveicoli per lavori stradali o agricoli. Anche le autocaravan, come la maggior parte dei veicoli, vengono revisionate quattro anni dopo la prima immatricolazione e in seguito ogni due anni.

Caravan o roulotte

classificazione-dei-veicoliI caravan, meglio conosciuti con il nome di roulotte, sono rimorchi con targa attrezzati per essere adibiti ad alloggio solo con veicolo fermo e non mentre si viaggia. E’ vietato alloggiare nel caravan mentre si viaggia in quanto estremamente pericoloso. I caravan, essendo dei rimorchi, non sono dotati di cinture di sicurezza. È possibile salire a bordo di un caravan solo ed esclusivamente quando il veicolo è fermo. Inoltre, per ridurre il rischio di ribaltamento in curva è necessario collocare gli oggetti pesanti in basso in modo tale da spostare il baricentro del carico in basso. Sempre per lo stesso motivo, è necessario distribuire il carico in maniera equilibrata tra il lato destro e quello sinistro.

Macchine agricole e macchine operatrici

Le macchine agricole e le macchine operatrici possono essere semoventi, come nel caso della mietitrebbiatrice, oppure possono essere trainate e possono essere dotate di ruote gommate o cingoli. Quelle semoventi, se attrezzate, possono trasportare al massimo 3 persone compreso il conducente. Il loro limite di velocità è di 40 km/h, se hanno ruote gommate, o di 15 km/h se sono a cingoli. Inoltre, le macchine agricole possono essere dotate di attrezzature per l’esecuzione dei lavori agricoli e, se immatricolate, è ammessa la loro circolazione su strada per il trasferimento e il trasporto di prodotti agricoli. Quelle che non superano i limiti di sagoma e massa si conducono con le patenti di categoria A1, A2, o A, quelle eccezionali invece con la patente B. Le macchine operatrici, invece, pesano fino a 3,5 t e si possono condurre con la patente B. Per quelle eccezionali occorre invece una patente superiore. Un esempio di macchine operatrici sono i veicoli sgombraneve.

In sintesi, secondo il codice della strada i veicoli si possono classificare in :

I veicoli si classificano, ai fini del presente codice, come segue: 

  1. veicoli a braccia; 
  2. veicoli a trazione animale; 
  3. velocipedi; 
  4. slitte; 
  5. ciclomotori; 
  6. motoveicoli; 
  7. autoveicoli; 
  8. filoveicoli; 
  9. rimorchi; 
  10. macchine agricole; 
  11. macchine operatrici; 
  12. veicoli con caratteristiche atipiche. 
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